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       LA GEOMETRIA
 DESCRITTIVA La geometria, nel significato più
      ampio, è una e una sola; ma per la necessaria pianificazione dei suo
      studio (dovuta alla sua vastità), si accetta comunemente la suddivisione
      in molti rami; geometria intuitiva del piano e dello spazio, geometria razionale,
      geometria analitica, trigonometria, geometria differenziale, geometria
      descrittiva, geometria proiettiva. Tuttavia è bene chiarire che se la
      suddivisione fa pensare ad ambiti specifici, questi sono più apparenti
      che reali in quanto quasi tutte le applicazioni della geometria
      descrittiva implicano e coinvolgono tutta quanta la geometria; anzi, non
      esiste un'applicazione la cui risoluzione non dipenda da precisi postulati
      e teoremi. Uno degli esempi più significativi
      riguarda la prospettiva del cerchio, il quale si trasforma in un immagine
      ellittica se il quadro non è parallelo al piano del cerchio stesso. Si è
      capaci di disegnare l'ellisse[1]
      correttamente solo quando si possiedono le necessarie conoscenze nel campo
      della geometria intuitiva dei piani e dello spazio, delle coniche,
      dell'omologia, della prospettività, e infine sui teoremi dei triangoli
      omologici di Desargues. 
		La
      geometria descrittiva in particolare 
      , si occupa dei metodi
      di rappresentazione e quindi implicitamente, di tutti quei modi che
      consentono di costruire immagini di figure e quindi di tradurre 
		i
      problemi geometria in termini puramente di rappresentazione; ma per
      comprendere la sua importanza è necessario inquadrarla storicamente. In origine la geometria studia la
      misurazione delle figure nel piano e nello spazio e anche se inizialmente
      è condizionata da evidenti modi empirici e scopi pratici (il nome
      significa « misurazione dei terreno »), in seguito diviene una scienza
      astratta e razionale per il contributo dato dai filosofi greci quali
      Talete (VI sec. a.C.), Pitagora (V sec. a.C.), Eudosso (IV sec. a.C.). Ciò 
		significa, che la risoluzione dei problemi suggeriti da necessità 
		pratiche richiedendo maggiori indagini e approfondimenti, hanno spinto 
		l'uomo a ricerche geometriche sempre più speculative. Interessante al
      riguardo il 
		Euclide
      (111 sec. a.C.), come tutti sanno, riunì le innumerevoli nozioni delle
      antiche civiltà mediterranee, ed elaborò precisi metodi dimostrativi,
      come quello basato sulla dimostrazione per assurdo. L'insieme dei
      materiale da lui raccolto, studiato ed integrato dalle personali
      esperienze, costituisce per molti secoli la base della geometria. E quando
      non si ammettono più i suoi postulati (XVI 1 I e XIX secolo), si verifica
      una nuova impostazione, e si configurano le geometrie
      non Euclidee (Saccheri, Lobacèvskij, Riemann), in contrapposizione alla
      geometria Euclidea. Dopo Euclide, importanti contributi vengono dati da Archimede, da Apollonio e dai matematici arabi. Fino al XVI secolo la situazione non cambia sostanzialmente. Un nuovo periodo inizia invece con Keplero, il quale introduce in geometria il concetto d'infinito, e più tardi con Descartes e Fermat ai quali si deve tutta l'impostazione della geometria analitica, e quindi l'importante uso delle coordinate attraverso le quali è possibile tradurre problemi geometrici in problemi metrici. Sulla spinta di questi ed altri studi, si sviluppa in
      seguito fra il XVIII e il XIX secolo la geometria
      algebrica e la geometria
      differenziale ad opera di Gauss e Riemann. Proprio in questo panorama storico di
      grande importanza per l'evoluzione delle scienze in generale e delle
      scienze matematiche in particolare, si inseriscono la geometria descrittiva e la geometria proiettiva per merito di Monge
      e Poncelet, autori che contribuiscono in misura determinante alla
      definitiva affermazione dì questi due importanti rami.  |